Al di là del sempre più comune (e giusto) rifiuto della FAST FASHION per salvaguardare salute del pianeta e per combattere il fenomeno del lavoro sottopagato, negli ultimi anni i consumatori sono sempre più attenti alla composizione dei tessuti e alle tecniche di confezione di capi e accessori, anche per altri motivi più “personali”:
Sensazione sulla pelle: il comfort innegabile e la traspirabilità dei tessuti naturali vanno oltre qualsiasi nozione sulla loro struttura atomica o intrinseca composizione sintetica e microscopica.
Possibilità crescente di riuso: oltre alle fibre di origine naturale anche alcuni materiali sintetici performanti da un punto di vista di isolamento termico o impermeabilità possono essere riciclati senza dover né smaltire in maniera impropria né produrre ingenti quantità di fibre derivanti dalla lavorazione di oli fossili.
Acquisto consapevole di un prodotto durevole: sapere che uno dei nostri capi preferiti ci accompagnerà per molto tempo poiché confezionato artigianalmente da sapienti mani è confortante: la cura della progettazione, la dedizione e l’attenzione permeano le realizzazioni e le rendono “vive” e importanti.
La cosiddetta fast fashion invece è concepita per essere effimera, a brevissima scadenza, a volte perfino impossibile da lavare! Oltre al prezzo per l’ambiente e i lavoratori (vedi il documentario The true cost), c’è anche un prezzo collettivamente “psicologico” in questa forma di consumismo illusorio che ci spinge ad acquistare prodotti anche se evidentemente scadenti purché siano sempre nuovi e diversi.
Quindi, con le parole di una grande:
“Buy less. Choose well. Make it last” -Vivienne Westwood
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